La meditazione non è una tecnica ma è uno stato della mente. Uno stato cui si accede quando il praticante realizza particolari modalità, caratteristiche e condizioni. E’ importante comunque capire che prima di arrivare a questo stato, e soprattutto per poter accedere a questo stato, la mente ha la necessità di essere lavorata, educata e addestrata. Per aiutare questo processo può essere utile e necessario l’uso delle tecniche, sicuramente non è sufficiente; c’è bisogno soprattutto di una adeguata motivazione e aspirazione, sentire che dentro di noi qualcosa ci spinge verso, essere consapevoli insomma verso cosa vogliamo andare.
Meditare ci insegna a volgere lo sguardo dentro, non essere sempre attratti dal fuori, non rispondere ai mille imput che arrivano dall’esterno, ma imparare ad affinare una attenzione sempre vigile, presente e consapevole, in una modalità di ricerca attenta ma non tensiva, senza ansia né volontà acquisitiva. – Allora le leggi scientifiche che manovrano i propri pensieri, sentimenti giudizi e sensazioni diventano chiare. Attraverso la diretta esperienza, la natura di come si cresce o si regredisce, di come si produce sofferenza o ci si libera dalla sofferenza è compresa. La vita diventa caratterizzata da una aumentata consapevolezza, dall’assenza di illusione, dall’autocontrollo e dalla pace. – “La tua vera natura- dice Ramana Maharsi– è la meditazione. La chiamiamo meditazione perché ci sono i pensieri che distraggono. Quando i pensieri sono stati dispersi e resti solo, quella è la tua vera natura”.
Le due ali della meditazione sono Samatha e Vipassana strettamente connesse l’una all’altra, che rappresentano due diverse modalità, una più concentrativa che pacifica la mente, e l’altra di maggiore osservazione, introspezione, che porta alla fine alla chiara visione. Oltre alla vipassana, tipica del buddhismo theravada, è importante evidenziare anche la meditazione Analitica del buddhismo tibetano, dove l’oggetto prescelto di meditazione si analizza e si indaga da tutti i punti di vista.
